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BIOGRAFIA
Nasce a Sesto San Giovanni (Mi) il 09/12/1964.
Non segue un corso di studi artistici, e solo dopo la maturità si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e frequenta, pur se per breve tempo, la Scuola Libera del Nudo.
Deluso da questa esperienza, se ne distacca per iniziare autonomamente l’approfondimento delle tecniche pittoriche e lo studio dei maestri del passato. Nasce da qui il suo interesse per la decorazione e per il restauro di dipinti antichi.
Inizia, quindi, la collaborazione presso laboratori specializzati.
Si inserisce attivamente nel panorama artistico nazionale, partecipando a numerose mostre collettive ed allestendo importanti mostre personali in tutto il territorio nazionale ed all’estero.
Di importanti collezioni private e pubbliche fanno parte numerose sue opere di pittura/scultura.
Nel 1998 rappresenta la Sicilia, insieme ad altri artisti, alla Columbus Citizen Foundation Inc. di New York. Dal 1994 al 1999 realizza scenografie per il Teatro Vittorio Emanuele di Messina in collaborazione con La Scala di Milano.
Nel 2002 realizza il proprio spazio espositivo, con annesso laboratorio, in un’elegante ubicazione nel centro di Messina. Nel 2004 vince il Premio Arte Mondadori per la scultura con l’opera “L’altra faccia del peccato”, realizzata in marmo bianco di Carrara; nel 2009 realizza, per una committenza privata, “Compianto”, una grande opera di soggetto religioso di grande vigore pittorico ed intensa espressività, richiesta poi nel 2011 dall’Arcidiocesi di Messina per essere esposta, presso l’Arcivescovado di Messina nell’ambito del progetto “Fede, Arte e Musica”; nel 2010 progetta e realizza la scultura monumentale “1 ottobre 2009”, tributo alle vittime dell’alluvione di Giampilieri e Scaletta (Messina); nel 2011 è presente alla 54. Esposizione Internazionale D’Arte della Biennale di Venezia; nel 2012 viene scelto dalla Whirlpool per far parte del progetto “Brief Roadshow 2012”, ed una sua opera viene acquisita dal museo Whirlpool; nel 2013 realizza un’importante e significativa antologica dal titolo “La bellezza è possibile”a Palazzo Reale di Palermo; è annoverato fra i più importanti artisti siciliani dagli anni ‘30 ad oggi nella mostra “Artisti di Sicilia”, a cura di Vittorio Sgarbi, nelle quattro edizioni della Tonnara Florio di Favignana, di Palazzo Sant’Elia a Palermo e di Castello Ursino a Catania, dal Convitto delle Arti di Noto.
Nel 2019 è stato rappresentato dalla Cavalier Gallery di New York, USA.
Attualmente rappresentato dalla Clark Gallery di Boston, USA.
PRESENTAZIONI
Stefania PETRILLO: Michele D’Avenia o della pittura “senza errori”
Seduce d’impatto la pittura di Michele D’Avenia. L’iperrealismo delle sue immagini, ottenuto con tecnica impeccabile, parla con immediatezza a chi voglia ascoltare la sua “versione dei fatti”. Ma quale è la prospettiva attraverso cui si ricompone l’unità della sua visione ?
Nessuno negherà la ricerca di una bellezza inseguita, di dipinto in dipinto, in solitarie e silenti figure femminili, spesso ellittiche del volto, che si impongono con evidenza monumentale nello spazio neutro che le accoglie. «Il corpo della donna è come un’architettura» diceva Degas, spiando struttura e armonia di gesti che, come qui, intessono trame della ritualità quotidiana (la toeletta, l’acconciarsi, il vestirsi).
All’uso evocativo della luce, che sbalza le superfici in contrasto netto con le ombre, D’Avenia affida l’epifania delle figure, come scolpite in un’atmosfera di stupore lucido. Vi è un senso metafisico in questi scatti rubati alla intimità domestica, visioni smaltate nelle quali tutto è così evidente da diventare inspiegabile. Così anche nelle nature morte, più vere del vero, sorprendenti e spaesanti nella loro oggettività.
Il pittore, tuttavia, non insegue un virtuosismo fine a se stesso. L’obiettivo ultimo è quello di stabilire un dialogo con un osservatore che sappia andar oltre la superficie levigata della tela dipinta. L’immagine, con il suo magnetico nitore, è infatti un invito a penetrare dimensioni celate e pensieri da decifrare, laddove dunque i confini del “paesaggio” domestico si confondono con quelli sfuggenti di un luogo dell’anima. A favorire questa esplorazione è la meticolosa costruzione della composizione attraverso gli studi preparatori e la stesura lenta del colore con le tante velature: ogni dipinto di D’Avenia nasce da una scansione estremamente distillata del tempo, da quel “cerco mentre dipingo” capace poi di sollecitare lo sguardo dell’osservatore a un’indagine che si inoltri dietro il visibile, a una riflessione che si saldi con la comprensione in profondità delle cose.
Ed è così che il pittore può rivelare anche se stesso: nel rovello (e nel piacere) di autosuperarsi costruisce il cammino verso la propria autenticità.
È noto come la storia dell’arte, nei suoi corsi e ricorsi, abbia visto ciclicamente imporsi un flagrante realismo spesso in risposta alle lacerazioni di un nebuloso presente. Così fu, ad esempio, per Caravaggio in piena Controriforma, così fu per gli interpreti del “Realismo magico” del primo dopoguerra: le certezze di un mestiere “senza errori” – come venne definita nel Cinquecento la pittura di Andrea del Sarto, protagonista di un altro passaggio “saturnino” della storia, quello che seguì alla chiarezza apollinea del Rinascimento – diventano un antidoto all’inquietudine, la risposta a contraddizioni irrisolte.
Il realismo degli anni Duemila, che affonda le radici nell’iperrealismo americano, nato da una costola delle poetiche pop, e nella pittura anacronista degli anni Ottanta, ha un che di epico e temerario. Nell’arte contemporanea che è per definizione “post” (postmodern, posthuman ecc.) e in cui la spasmodica ricerca di novità spesso naufraga in “trovate” e vuote provocazioni, il sofisticato dipingere di D’Avenia, attento ad un solido recupero del mestiere e della lezione degli antichi maestri, si propone come robusto baluardo al disorientamento: trasfondere memoria nell’indagine artistica attuale, riappropriarsi di un’eletta tradizione figurativa può davvero significare un saldo abbrivio al futuro, nella convinzione di un’arte capace di fecondare anche nuovi orizzonti etici.
Anna Maria RUTA: La contemporaneità classica di Michele D’Avenia
Da Emily Dickinson: E’ questo un poeta – colui che distilla, Un senso sorprendente da ordinari, Significati, essenze così immense.
E’ sottile il filo che distingue i verismi dai classicismi: tanto il linguaggio verista si carica e vive di messaggi politici e sociali, del naturalismo scomposto della quotidianità, altrettanto il linguaggio classico mira all’assoluto, ad un immobilità catartica, cristallizzata nel tempo, che esorcizza il negativo, annulla la presenza della morte e si afferma come immagine assoluta di pacificata bellezza
E´il classicismo un realismo che aspira alla dimensione metafisica, che si nutre di aneliti verso l’assoluto, che vuole essere espressione di modelli di bellezza, di perfezione, di armonia. Per questo ritorna ciclicamente nelle epoche, eterno e riconoscibile, sulla scia di un ormai antico citazionismo, a designare il “modello” da seguire, il modello per tutte le stagioni, tanto da divenire perfino avanguardia.
Ed è classico il nucleo generatore della pittura di Michele D’Avenia, il suo sistema linguistico, il suo impianto compositivo mirano alla chiarezza e al senso dell’ordine, il suo linguaggio visivo si nutre di un segno netto, terso, eppure morbido, vivacizzato da un tessuto cromatico sicuro.
Il suo nucleo riflessivo, invece, la sua indagine sulla natura e sull’uomo (che per lui è la donna), la chiave morale con cui apre le porte dell’interiorità, è attuale. Un classicismo d’avanguardia, dunque, un dividersi dell’anima tra classico e moderno.
Nelle sue tele si legge uno studio lungo e attento della pittura, condotto sui libri e dal vivo, che lo ha messo a diretto contatto con i grandi maestri del passato, con il loro abile uso del disegno, del colore, dell’attenzione ai particolari del reale, scandagliato fin nelle più sottili sfaccettature. Il sentimento dell’antico lo ha così affascinato, l’amore per la classicità, plasmandone le doti innate fin dai suoi primi anni, gli ha consentito di viaggiare liberamente con i propri mezzi nel difficile cammino della creazione: suoi maestri i grandi del Cinquecento e del Seicento soprattutto, amati e scarnificati in tutte le molteplici sfumature e possibilità creative, ma anche quelli di una classicità più nuova, la classicità degli anni tra le due guerre, le ricerche stilistiche della Nuova Oggettività e quelle, nel ritorno all’ordine sarfattiano, di un Donghi o di un Tozzi, di un Casorati ( Intimità, 2016) o di un Cagnaccio.
Ma c’è pure una classicità più attuale nelle sue immagini, quella rinata con la postmodernità, perché il classico – proprio in tempi di crisi d’identità e di creatività come i nostri – ritorna incessantemente ad attrarre ed ispirare artisti e poeti, e basta pensare ad un Balthus, ad un Hopper, dichiaratamente citato da D’Avenia (A New Day, 2013), o anche ad un meno noto Antonio Nunziante, tutti amanti della perfezione formale, in cui la realtà si rigenera divenendo arte. Anche Balthus era stato folgorato dagli affreschi di Giotto, da Piero della Francesca, da Masaccio e l’incontro giovanile con il Rinascimento italiano aveva condizionato la sua visione dell’arte e della bellezza. E non c’è forse una lezione caravaggesca, del Narciso alla fonte, dei liuti, delle ceste di frutta carnosa ed esplodente in tante tele di D’Avenia? Nella posa della figura femminile del suo pur modernissimo Chiamami, chiamami, chiamami (2005) o nell’apollineo fanciullo del 1908, che giocando, con un scarto straniante, evoca le distruzioni del terremoto messinese – forse per esorcizzarne il male -,la struttura formale è sempre classica.
Nei suoi nudi femminili non c’è mai impudicizia, ma c’è una sorta di purezza catartica e i loro contorni, anche in una gestualità naturale, quotidiana, si fanno ammirare per la loro precisione morbida, come quella delle tante Veneri accovacciate, dei tanti nudi distesi della pittura antica. È un lirico non sensuale D’Avenia, anche quando coglie giovani donne in momenti intimi o contemplativi, sempre con sguardo delicato, mai aggressivo (Waiting for freedom, 2010; Il mattino dopo, 2013; La persiana rossa, 2013; Lo specchio, 2013).
Nei ritratti, sempre femminili, poi (Indimenticabili gesti di sempre, 2004; Giovani pensieri,2016) la sicurezza delle giovani donne moderne, con una serietà non malinconica, si impone in scenografie colme di silenzio – c’è il gusto del silenzio nella sua pittura-, attraversate da brividi di solitudine, ed è lì, nella solitudine, nell’inquietudine, che la pulsione creativa si spinge oltre la crosta del reale, scandaglia l’interiorità. Lo specchio propone proprio il bisogno di scoprirsi nella più autentica nudità, di penetrare nel profondo magma dell’anima, per coglierne le pulsioni segrete, il doppio che si nasconde in ognuno, ma senza drammaticità, anzi per una autentica ricerca di pace. Si svela così una corrispondenza tra lo sguardo visivo del pittore che seleziona esseri e cose e lo sguardo dell’ interiorità, in cui stagionano pensieri, desideri, aspirazioni. Vuole salvare il vissuto dalla fragilità dell’effimero D’Avenia.
E perfino nelle “nature morte”, nella rotondità perfetta e nella concretezza materica, che rasenta la scultura, degli acini d’uva e delle mele (Sull’orlo, 2009;In bilico, 2010;Traboccante pienezza, 2011; Antica ricchezza, 2013; Null, 2016), nell’esplosione vitale dei “bei vermigli fiori” della melagrana, antico simbolo di fertilità e di rinascita citato in tanta arte del passato, da Donatello a Michelozzo, da Verrocchio, a Caravaggio, in tanti steli di fiori, accoppiati a strumenti musicali, in tanti oggetti della quotidianità, siano essi la tazza, il bicchiere di vetro o la forchetta, (Accattivanti prospettive, 2005;Amore e musica, 2010), si legge la dichiarazione non controcorrente di una ricerca di perfezione, interiore ed esteriore, cui l’artista aspira. Meno sollecitato dai paesaggi, D’Avenia idoleggia le sue creature pittoriche, che diventano nelle tele visioni oniriche, realtà cromatiche, oggetti straniati dalle trame del quotidiano, emblemi di una chiarità di pensiero e di una coscienza pacificata con se stessa, pur nella gara serrata con il pennello, per ottenere un attraente gioco di trasparenze e di vibrazioni e una lucentezza materica, che sottende intime metafore. L’idoleggiamento degli oggetti e della pura bellezza dei frutti e dei fiori ne svela il bisogno di una loro proiezione nell’infinito futuro, che rasenta la malinconia del divenire, del passaggio e l’esigenza di immortalare le cose nel senza tempo. C’è grande maestria tecnica, una profonda conoscenza della materia fin nelle sue più nascoste e minime possibilità nelle opere di Michele D’Avenia, le sue pennellate sono vibranti di colore compatto, limpido, e sono per lo più tenui, senza toni intermedi, senza sfumature, con tremuli riflessi di luce mobile, tonale. I contorni si fanno ammirare per la precisione morbida con cui sono ottenuti, le cose si sono scarnificate del loro peso, per bearsi di una leggerezza dell’essere che arriva alla metafisica. Una maturità di stile ormai che colpisce la sua, che a volte sfiora lo scultoreo, arte che ha praticato e lo ha formato, così come un utilissimo input gli è venuto anche dall’esercizio artigianale, del restauro e del lavoro di scenografo, che ha esercitato nella necessità di specializzarsi in un mestiere non in netto contrasto con la sua vera vocazione. La passione poi ha finito con il prevalere su tutto e la sua forza creativa è esplosa sulla tela dando vita a queste sue incantate figure, immortalate in una posa perenne, in una dimensione straniata, densa di simboli, le cui modulazioni luminose sembrano pervase da echi musicali. E non a caso tanti strumenti musicali occupano le sue tele con linee perfette. La musica del pensiero lo guida a trasmetterle quelle sue emozioni, facendolo concentrare sull’immagine che vive dentro di lui e che D’Avenia, oggi nella sua più densa maturità, carica di potenza semantica e di trasparenze. Nella post-modernità è minimo il margine esistente tra mezzi di rappresentazione diversi, tra le loro contaminazioni, ed è quindi facile pensare a suggerimenti fotografici, che possano offrirglisi, come a molti oggi. Ma è la forza della pittura che prevale azzerando il resto. Una pittura antica ripeto, di antica bellezza e perfezione, filtrata attraverso il sapere del passato, con una particolare attenzione all’ossimoro luce-ombra, in cui la luce si conferma anima delle cose, cospargendo di raffinata eleganza e compostezza l’incrocio dei segni. Una pittura lessicalmente limpida, immersa in atmosfere trasparenti e chiare, sostenute da una struttura spaziale costruita e delimitata con sicurezza di tagli, in cui a prevalere è l’armonia della composizione e l’estrema pulizia del colore, che tutto illumina.
Alberto AGAZZANI: Infinite varietà.
Inafferrabile, sfuggente, sempre mutevole e mimetica, la realtà, e quindi il realismo, in arte “semplicemente” non esiste. L’ultimo ventennio, quello della lenta, progressiva ma inesorabile rivalutazione della pittura “figurativa” (termine più stupido che orrendo, abusatissimo, che può significare tutto e nulla, quindi insensato), ci ha variamente portato ad interrogarci sul significato (e la sostanza) del termine “pittura”, di volta in volta introducendo temi e riflessioni che ne hanno arricchito il dibattito, non di rado approdando a soluzioni mai esaustive e non di rado in contraddizione con loro stesse. Questo dibattito lo ha certamente vissuto in prima persona Michele D’Avenia, dai suoi esordi ad oggi, attraverso scelte di vita e stilistiche mai solo derubricabili all’ambito di mera biografia, ma tasselli di un ben più complesso, vario (e sofferto) percorso espressivo approdato ad una felicissima maturità pittorica.
D’Avenia sa che nulla è più difficile e complesso dell’essere un pittore “realista”. Il mondo visibile è lì davanti a tutti noi, che l’osserviamo con quotidiana, stereotipata consuetudine, riconoscendone meccanicamente gli oggetti e le immagini, ma per D’Avenia no. Per lui l’atto di dipingere la realtà richiede una concentrazione superiore, un qualcosa di molto simile al tiro al piattello, tentando di catturare un obiettivo inafferrabile e sfuggente, seppure immobile, per fissarlo in un’immagine assoluta e, solo apparentemente, momentaneamente universale.
C’è un episodio, fra i tanti che costellano la storia di questa secolare gara di tiro a segno, che meglio di qualunque altro può risultare esemplare. Nel 1866 Gustave Courbet dipinse un quadro lungamente considerato osceno e perciò destinato a pochi, addirittura per un certo periodo dissimulato sotto un altro quadro. Si tratta de “L’origine du monde” e rappresenta svelatamente un organo sessuale femminile. Si tratta di un piccolo dipinto, 46 per 55 centimetri, che fu probabilmente dipinto da Courbet per il diplomatico turco-egiziano Khalil-Bey, un eccentrico collezionista che a Parigi aveva radunato una curiosa raccolta di quadri dedicati al corpo femminile. Dopo svariate e oscure vicissitudini successive alla perdita al gioco della fortuna del suo committente, il quadro nel 1955 viene acquistato dallo psicanalista Jacques Lancan e collocato nella sua casa di campagna, celato dietro ad una tela di André Masson. Lì, invitato dal padrone di casa, fu mostrato a Pablo Picasso che, rimasto ammutolito, finalmente mormorò: “la realtà è l’impossibile”. Effettivamente per arrivare ad un tale, audace, ai limiti dell’estremo per l’epoca, superamento del realismo del suo tempo in termini di rappresentazione del corpo e del sesso, Courbet ha sentito la necessità di dipingere una figura priva dei suoi canonici e, fino ad allora, ritenuti fondamentali attributi. La donna, infatti, appare distesa, a gambe divaricate; la vestaglia di lino bianca tirata su fino ai seni, omettendo sia le spalle che, soprattutto, il volto. Non sapremo mai, dunque, nulla degli occhi e del sorriso di quella donna, mentre il suo sesso è rappresentato minuziosamente, sin nei suoi più indicibili e intimi particolari. Un quadro che quindi esce da qualunque classificazione di genere pittorico canonico al tempo assodata, rientrando in quella casella “inferma” destinata alle basse immagini pornografiche, seppure magistralmente dipinta da uno dei massimi pittori del periodo (si dovrà attendere Lucian Freud per veder definitivamente sdoganato quel genere, integrando i minuziosi dettagli del sesso col resto del corpo e con la vita).
Questo episodio ci significa l’estrema difficoltà, la pressoché totale impossibilità di inseguire la realtà nella sua informe finitezza e varietà: la descrizione pittorica di un oggetto (figurarsi di un’anima, di un’emozione o di uno stato d’animo) può avvenire anche nel più dettagliato dei modi, ma non coinciderà mai con la realtà stessa. Ed in questo limite, in questa impossibilità dichiarata da Picasso sta l’immenso potere della pittura stessa: la rappresentazione della realtà dipinta è efficace se nasconde sempre un altro livello di realtà, invisibile, altrimenti impossibile da afferrare e descrivere, metafisico. E’ un po’ quello che volle esprimere Magritte col suo dipinto “Ceci n’est pas une pipe”. In pittura il visibile è sempre e solo un punto di partenza per un viaggio nella metafisica, mai un approdo.
D’Avenia ha subitamente intuito questa natura metafisica della pittura e tutta la sua parabola pittorica rappresenta l’inesauribile, immane sforzo per superare la realtà attraverso la rappresentazione della realtà stessa.
D’Avenia, inoltre, ha capito molto bene che per far ciò, per rappresentare cioè zone invisibili e segrete della realtà, gli occorrevano artifici (trappole) sempre più sofisticati ed illusionistici (teatrali in una parola, non a caso il suo interesse per la scenografia). Per credere alla verità del suo viaggio metafisico non dobbiamo capire tutto. Come non capiamo tutto della vita (Gian Lorenzo Bernini affermava che “l’arte sta in far sì che tutto sia finto e paia vero”).
La finitezza, la maniacalità di D’Avenia nel rappresentare i suoi soggetti con definizione al limite dell’“iperrealismo” (capitolo che in nulla c’entra in questo caso) è il raggiungimento di una rappresentazione pittorica credibile al limite della certezza, ma finalizzata al dubbio ed al mistero che conducono al vero soggetto: l’invisibile, l’“altrove”, il Metafisico per l’appunto. Un apparente realismo che serve unicamente a dare subitanea universalità all’immagine e che si realizza attraverso un’inevitabile stilizzazione attraverso tutti i generi pittorici, che riporta il visibile verso forme ideali (Platone insegnava a scegliere i lati migliori di molti modelli per ricavarne un unico oggetto di Bellezza), mai completamente reali.
D’Avenia, quindi, opera una sorta di sottilissimo occultamento del visibile, traendone solo pochi elementi di partenza per disvelarne aspetti che forse la realtà non sa nemmeno d’avere. Egli ritrae la realtà per negarla, sfuggendo alla sua univoca, apparente e immediata ovvietà, convinto com’é che, per dirla con Saint Exupery, “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Verità e menzogna per superare i confini dell’ovvio e del visibile: “Ceci n’est pas une pipe”.
Ma ciò che può apparire semplice concettualmente richiede un lavoro ed una concentrazione straordinarie per il pittore.
La verità, raggiunta attraverso una stupefacente perizia tecnica, non potrà mai bastare senza la menzogna creata dalla sensibilità unica dell’uomo. Il virtuosismo tecnico è sempre una pericolosissima trappola in pittura, arrivando ad essere perfino la negazione della pittura stessa. E D’Avenia lo ha presto imparato. La pittura per essere tale necessita di quel tradimento della realtà che solo l’anima del pittore può operare; quella menzogna che s’insinua fra la tela ed il colore creando mistero, sospensione, seducente irrealtà.
Studiando gli antichi maestri, o restaurandone le opere (D’Avenia è stato anche restauratore nella sua gioventù), il pittore ha appreso i segreti del “fare pittura”, dalla preparazione delle tele e dei colori alla loro stesura. Ma ciò oggi appare solo come un elemento, importante ma non essenziale né esaustivo, della sua espressività dipinta. La prova più evidente sta nel fatto che i quadri di D’Avenia potrebbero tecnicamente appartenere a qualunque epoca. Eppure parlano a noi del nostro tempo, delle nostre inquietudini e solitudini e perciò impossibili da ascrivere ad un tempo che non sia quello della nostra contemporaneità.
Un discorso analogo, benché mutuato in una realtà più concreta e tridimensionale, si può applicare anche alle sue sculture, dove D’Avenia, in linea con una tradizione che giunge a noi da secoli di storia, trasforma in forme ideali gli “oggetti” del visibile, ma anche qui esaltandone il carattere metafisico attraverso una stilizzazione che è solo apparentemente verosimile. Sculture spesso rappresentanti l’universo muliebre, nelle quali marmo, pietra, bronzo e creta si trasformano, prima ancora che in forme, in sottili inquietudini, silenziosi straniamenti e solitudini. Nel solco della secolare tradizione scultorea, D’Avenia non vuole e non intende compiere un’operazione di trasmutazione dei materiali, ma ne rispetta la natura e la forza, non cedendo a manierismi sterili o a virtuosismi sempre in odore di compiacimento tecnico. Il marmo di Carrara, materiale nobilissimo per eccellenza, rimane tale, così la creta o l’affascinante, tenera e fragile Pietra di Siracusa mantengono inalterata l’essenza della loro origine, l’anima antica della loro sempiterna natura.
La contemporaneità vera è, oggi più che mai, una sintonia col tempo, con la storia, con il nostro tempo e la nostra storia. Una sintonia che pittoricamente D’Avenia realizza attraverso una sensibilità esasperata, eccessiva, a volte contraddittoria. E infinitamente varia, come la nostra vita. Ancora una volta, dunque, la pittura si realizza da un’unione unica fra arte e vita, coi ritmi e i limiti della vita stessa, oggi come da secoli, ma con un anelito all’assoluto oggi sempre più difficile, ma non impossibile. E i dipinti di Michele D’Avenia, segreto adepto della “caccia alla realtà”, ne sono la prova provata.
STRALCI CRITICI
Tratto da “Limen Art”: …Nelle stanze dell’anima femminile, con maestria tecnica che si nota dall’uso della luce, che combina Caravaggio e il set cinematografico, e nei contrasti di colori, tessuti con un sovrapporsi attento di pennellate che rivelano e celano ombre e velature, si muove Michele D’Avenia scovando, nella semplicità domestica, le emozioni d’amore, da un sottile e raffinato erotismo, ad una ripresa romantica; dalla disperata attesa alle lusinghe e alla delusione. L’artista si muove alla maniera di Jack Vettriano, con la differenza che lo scozzese ha alle spalle Hopper e la “scena americana”, mentre D’Avenia ha scelto la “scena italiana”. (Lucio Barbera)
Tratto da “Luci e ombre”: …L’immagine daveniana è qualcosa a mezzo tra la storia e la natura: sono i suoi paesaggi dell’anima, i morceaux d’entrailles della storia umana. Ecco allora che questi momenti primi, appunto spirituali, di una storia sono anche i momenti ultimi di una natura che rivendica la sua infinità fantastica e metamorfica di fronte agli oggetti di ogni giorno – un fiore, un frutto, un bicchiere, uno strumento musicale, una sottoveste, una scarpa – che acquistano la preziosità di un cammeo inciso in una pietra preziosa. Sono gli oscuri e sfuggenti fatti della storia incisi nella luce sempre rinnovatesi della natura, a dire che il mondo rinasce sempre nel precipite indizio che tra storia e natura rivela la sua sostanziale biunivocità: la pittura dell’artista è una suspense che può precipitare nei due sensi, ma che ha la grazia di una rimarchevole epoche in cui l’uomo s’intrattiene sul fondamentale doppio senso su cui è basata la sua esistenza. (Floriano De Santi)
Tratto da “I volti dell’emozione”: …Ha corso, e forse corre, un solo pericolo, la pittura di Michele D’Avenia, uno dei protagonisti della intrigante stagione iniziata sul finire degli anni Novanta del secolo scorso, che ha dato vita a ciò che oggi, al tutto riconosciuta ed ammirata sulla scena internazionale dell’arte si suole definire “Figurazione Nuova”, per designare non solo il ritorno alla pittura, ma alla pittura iconografica. L’unico rischio che la pittura di quest’artista, fedele ad una coerente visione dell’arte, corre, è arrivato dalla scultura che fortemente lo attira, e della quale ha dato grande prova con l’opera “L’altra faccia del peccato”, in marmo di Carrara che, nel 2004, ha vinto il “Premio Arte Mondadori”, riscuotendo un meritato successo alla mostra che ne seguì al Museo della Permanente a Milano. E’, forse, la “scultura di D’Avenia” ad insidiare la “pittura di D’Avenia” che, tuttavia, rimane il suo grande amore, una dolce ossessione, come è testimoniato da un percorso che lo ha portato sempre più ad affinare gli strumenti espressivi, messi al servizio di un’idea che lo guida e lo tormenta quando, con sapienza e partecipazione, seguita a fare i conti con la “natura morta”, o a indagare sulla persona umana, ponendosi così tra gli esponenti di punta di quella che io definisco “Human@rt”, cioè una pittura che, con i suoi strumenti antichi e moderni, ristrutturando al suo interno i vari linguaggi del presente dai quali pure si fa meticciare, pienamente accetta la sfida della realtà, oggi, probabilmente, l’unica vera e possibile forma d’avanguardia. Si potrebbe, dunque, dire “D’Avenia contro D’Avenia”, se poi il supposto conflitto, tra la pittura e la scultura, non fosse la precisa testimonianza di un impegno unitario che è, al tempo stesso, estetico ed etico. In che cosa consiste la coerenza unitaria che fa di D’Avenia un artista in grado di colloquiare, con una propria individualità stilistica e internazionale, con le presenze più significative della figurazione italiana e internazionale? Consiste nello stare criticamente immerso nel presente, di cui assorbe tutti i veleni e, nel contempo, tutte le suggestioni, sostenuto non dal ricordo di un passato fatto di perdute armonie, ma dal sogno di un futuro ancora possibile perché ancora umano. (Lucio Barbera)
Tratto da “Michele D’Avenia: nelle stanze della memoria”: …E’, quella di D’Avenia, una pittura-pittura, con radici antiche ma assolutamente contemporanea, che non tende a rappresentare ma usa del rappresentato, un fare arte ambiguo e intrigante che lievita emozione nel ghiacciato cortocircuito di un’immagine fissata nel tempo e nello spazio. …Se per Ventrone si è parlato di trasfigurazione luministica della natura, per il pittore messinese ci si deve ricondurre alla grande matrice di quella finzione naturalistica in cui l’artista abbandona il modello per la trascendenza della invenzione pittorica, rifiuta il vero fotografico per una composizione mentale e tutta interiore. Nature morte, situazioni, figure – pur nella loro alta definizione – restano nella realtà naturale, non divengono mai materiali da surgelare, ripresentare e consumare pronti per l’uso. In ogni opera dell’artista la caducità dell’esistenza tracima nella porosità della vita. Nel prima, nel durante, nel dopo qualcosa accade o è accaduto, resta nell’aria, respira nelle cose. E il tempo racconta. (Valerio Grimaldi)
Tratto da “Atmosfere e silenzi”: …L’incanto espressivo delle opere di D’Avenia è soprattutto questo: noi possiamo leggerle come omaggio alla bellezza della natura o, al contrario, identificazione della natura con l’artificio, anzi come volontà di fermare e congelare metamorfosi e decadimento bloccando l’attimo fuggente, nello stesso tempo possiamo goderle per la loro purezza stilistica. Dietro la quale c’è non solo la sapienza di mestiere maturata nel tempo con sempre maggiore padronanza e apparente semplicità, ma un sorprendente accumulo di esperienze culturali; sorprendente perché esso non genera un sovraccarico, ma alimenta un conclusivo nitore. (Rossana Bossaglia)
PRINCIPALI PARTECIPAZIONI e MOSTRE
2022 – “Water Works” a cura di Ric Michel, New York, USA, Collettiva. Rappresentato dalla Clark Gallery, Boston, USA, Collettiva. “THE MEAM HALL” a cura di MEAM, Barcelona, Spagna, Collettiva.
2021 – “900 – Artisti di Sicilia” a cura di Vittorio Sgarbi, Convitto delle Arti, Noto, Sicilia, Collettiva. “Rumore”, Palacultura, Messina, Italy, Collettiva.
2020 – “SUMMER HIGHLIGHTS” a cura di Ron Cavalier & Lindsay Ebanks, Cavalier Gallery, New York USA, Collettiva. “La Femmeestl’avenir de l’Art” a cura di Frederic Mette, Espace Art et Liberté, Paris, France, Collettiva. “900 – Artisti di Sicilia” a cura di Vittorio Sgarbi, Convitto delle Arti, Noto, Sicilia, Collettiva. “CONTEMPORARY REALISM” a cura di Ron Cavalier & Lindsay Ebanks, Cavalier Gallery, New York USA, Collettiva.
2019 – “CONTEMPORARY REALISM” a cura di Ron Cavalier & Lindsay Ebanks, Cavalier Ebanks Galleries, Greenwich USA, Collettiva. “AMENITA’ “ a cura di Michele Benfari, Palacultura, Messina, Collet.va. “Heros Local Crew” Evento organizzato del comune di Messina dedicato a Silvia Fabbri , Palacultura, Messina, Collettiva. FoodArs” a cura di Eva Amos, The Brian & Barry Building, Milano, Collettiva.
2018 – “L’art d’en faire tout un plat” a cura di Frédéric Mette, Espace Art et Liberté, Parigi, Collettiva.
2016 – “EXEMPLA” Percorsi nell’arte contemporanea, a cura di Alba Romano Pace con la collaborazione di Anna Maria Ruta, Real Albergo delle Povere, Palermo, Collettiva. ”BEYOND the TRUTH” R-esistenza d’artista, Visioni d’arte contemporanea, a cura di Saverio Pugliatti, Teatro Vittorio Emanuele, Messina, Personale.
2015 – “Futuro Classico”Arte contemporanea a cura di Silvia Fabbri Fondazione Mazzullo, Palazzo Duchi di S. Stefano, Catania, Collettiva. “Pandora’s box” Palacultura Messina, Collettiva. “Il bello…dell’anima” a cura di Daniela Pistorino, Monte di Pietà, Messina, Personale. “Artisti di Sicilia” a cura di Vittorio Sgarbi, Castello Ursino, Catania, Collettiva.
2014 – “Artisti di Sicilia” a cura di Vittorio Sgarbi, Ex Tonnara, Favignana, Collettiva. “U liotru – La leggenda di Eliodoro”, Galleria Catania ArtGallery, Catania, Collettiva. “Figurazione nuova” a cura di Stefania Petrillo, Palazzo Marziani, Furnari, Personale. “Artisti di Sicilia” a cura di Vittorio Sgarbi, Palazzo Sant’Elia, Palermo, Collettiva.
2013 – “Thethreedimensions of art”, Le Ciminiere, Catania, Collettiva. “La bellezza è possibile”, Sale Duca di Montalto, Mura Puniche, Palazzo dei Normanni, Palermo, Personale. “Transizione permanente”, Galleria GADAM, San Marco d’Alunzio, Collettiva.
2012 – “Whirlpool Innovative tradition Art and design”, Fuorisalone, Milano. “I Titani dell’Arte – Mostra d’Arte Contemporanea”, Chiesa di Santa Maria Alemanna, Messina, Collettiva – “Workshop La Pelle di Medusa”, S. Stefano di Camastra. “Arte Contemporanea”, Palazzo Ceramico, Caltagirone, Collettiva.
2011 –”Il Compianto”, Fede Arte e Musica, Santa Maria all’Arcivescovado, Messina, Personale. “Il Giardino Dell’Arte”, Palazzo Della Cultura, Messina, Collettiva. “Collezione Contemporanea”, Convento Città di Forza D’Agrò, Collettiva. “Collezione contemporanea”, Monte di Pietà, Messina, Collettiva. “Ut Pictura poesis”, Ex Chiesa di S. Francesco di Paola, Taormina, Personale. “Biennale di Venezia – Padiglione Italia” a cura di Vittorio Sgarbi, Palazzo Nervi, Torino, Collettiva.
2010 – “Only Art Together” Galleria Artekostia, Albinea – Reggio Emilia,Collettiva. Realizza la scultura “1 Ottobre 2009” in memoria delle 37 vittime dell’alluvione di Giampilieri – Messina. “Wannabee prize – International Art Contest” Galleria Wannabee – Milano, Collettiva.
2009 –”Present Art” La notte della cultura, a cura di Lucio Barbera, Teatro Vittorio Emanuele, Collettiva. Realizza “Il compianto”, un importante dipinto di grandi dimensioni a soggetto religioso. “Immagina” XI Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea, Reggio Emilia, Personale. “Lìmen Arte 2009” Palazzo Comunale E. Gagliardi, Vibo Valentia, Collettiva. “900 oggi 2000 domani”, Galleria Giuseppe Alcamo, Mostra d’Arte Moderna e Contemporanea, Palermo, Collettiva. “Racconti” Galleria Eleonora D’Andrea Contemporanea, Milano, Collettiva.
2008 – “Luci ed ombre”, Galleria Dir’Arte, Teatro Garibaldi, Modica, Personale. “Art Verona”, Fiera d’arte moderna e contemporanea, Galleria Dir’Arte, Collettiva.
2007 – “Rassegna affreschi d’autore”, Comune di Fara Filiorum Petri, Chieti, Murales. “Interscambio culturale 4 Sicilia/Sangallo”, Sankt Gallen, Svizzera, Collettiva. “Artisti al Museo”, Teatro Vittorio Emanuele, Messina, Collettiva.
2006 – “Vitarte”, Mostra Mercato d’Arte Contemporanea, Fiera di Viterbo, Viterbo, Personale. “Arte Parma 2006”, 3^ Mostra Mercato d’Arte Contemporanea, Fiere di Parma, Parma, Collettiva. “Catania Arte Fiera”, Mostra Mercato d’Arte Contemporanea, Le Ciminiere, Catania, Personale. “Human@rt”, Le Ciminiere, Catania, Collettiva. “I volti dell’emozione”, Sipario sulle arti visive, Teatro Vittorio Emanuele, Messina, Personale.
2005 – “Percorsi etici”, Galleria d’Arte Moderna e Centro Culturale “Le Ciminiere”, Catania, Collettiva. “Stretto Plurale”, Vecchio Macello, Villa San Giovanni, Collettiva. “I Catania Arte Fiera”, Mostra Mercato d’Arte Contemporanea, Le Ciminiere, Catania, Personale. “Immagine presente”, Le Ciminiere, Catania, Collettiva.
2004 – „Mediarte”, Rassegna Nazionale D’Arte Moderna e Contemporanea, Palermo, Collettiva. “II Rassegna d’arte 2004”, Castello Dei Conti, Modica, Collettiva. “Mata e Grifone: i Giganti fondatori di Messina”, Galleria d’arte il Sagittario, Messina, Collettiva. “Premio Arte Mondadori 2004”, Primo Classificato nella sezione Scultura, Milano. “Premio Arte 2004”, Museo della Permanente, Milano, Collettiva. “Immagina”, VI Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea, Reggio Emilia, Personale.
2003 – “Brocantage di Novegro”, Novegro (Milano), Collettiva. “Grandi Antiquari a Roma », Roma, Collettiva. “III Salone d’Arte Moderna”, Arte Pordenone, Collettiva. “Samarcanda”, Mostra mercato, Montichiari (Brescia), Collettiva. “Antologia di arte e antiquariato”, Padova, Collettiva. “Brocantage di Novegro”, Novegro (Milano), Collettiva. “I Salone italiano del lusso”, Verona fiere, Verona, Collettiva. “Expo Arte 2003”, XXIV Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea, Bari, Collettiva. “Vicenza Arte”, Vicenza, Collettiva. “Casambiente”, Vaprio d’Adda, Collettiva. “Brocantage di Novegro”, Novegro (Milano), Collettiva. “Arte in fiera”, Cremona, Collettiva. “Castello di Belgioioso”, Pavia, Collettiva. “Atmosfere e silenzi”, MD studio d’arte, Messina, Personale. “Brocantage di Novegro”, Novegro (Milano), Collettiva. “XXVI Mostra Nazionale di Antiquariato”, Saluzzo, Collettiva. “Brocantage di Novegro” – Novegro (Milano), Collettiva. “Galleria San Giorgio”, Cervia, Collettiva. “Antiqua 2003», Ortano, Collettiva. “Mostra Mercato d’Antiquariato», Pennabilli, Collettiva. “Cortona – Mostra d’Antiquariato», Cortona, Collettiva. “XVII Mostra dell’Antiquariato», Copertino, Collettiva. “Cremona Antiquaria», Alto Antiquariato a Cremona, Collettiva. “Fiera di Montecatini”. “11^ Mostra Mercato d’Arte Contemporanea”, Brescia, Collettiva. “X Mostra Mercato dell’Antiquariato», Siena, Fortezza Medicea, Collettiva. “XVII Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato», Villa Castelbarco, Vaprio d’Adda (Milano), Collettiva. “Trieste Antiqua», XXI Mostra Mercato dell’Antiquariato, Trieste, Collettiva. “Nonsolotarli”, XX edizione, Roma, Pala Parioli 2003, Collettiva. “Antik, Arte e Antiquariato”, Fiera di Milano, Milano, Collettiva. Mostra Antiquaria “Loggiato San Bartolomeo”, Palermo, Collettiva.
2002 – Grandi antiquari a Roma, Roma, Collettiva. “Girotondo, Art Pride”, Monte di Pietà, Messina, Collettiva. “Expo arte 2002”, Bari, Collettiva. “Torino antiquaria», Torino, Collettiva. “Antiquari in villa», Ente fieristico del Barco, Vaprio d’Adda (Milano), Collettiva. “Antiquaria 2002», Padova Fiera, Padova, Collettiva. “Ouverture», MD studio d’arte, Messina, Personale. “XXV Mostra mercato e cultura, Fiera di Saluzzo”, Saluzzo, Collettiva. “Antiqua 2002», Castello Aragonese, Otranto, Collettiva. “Antiquari in Versilia», Marina di Pietrasanta (Lucca), Collettiva. “Cortonantiquaria 2002», XXXIX Mostra mercato d’antiquariato, Collettiva. “XVI mostra dell’antiquariato», Fiera di Copertino, Castello di Copertino (Lecce), Collettiva. “Brocantage di Novegro”, Novegro (Milano), Collettiva. “Fiera di Montichiari”, X Mostra mercato d’arte contemporanea, Brescia, Collettiva. “XVI Mostra mercato d’antiquariato», Ente Fieristico del Barco, Villa Castelbarco, Vaprio d’Adda (Milano), Collettiva.
2001 – “Scilla e Cariddi”, Galleria d’Arte Dante, Palermo, Collettiva. “Natura, figure, IV Rassegna siciliana d’arte contemporanea”, Palazzo Sclafani, Palermo. “Galleria Castiglione Arte”, Bologna, Personale. “Contemporanea: cinque artisti per la figurazione”, Galleria d’Arte L’Airone, Messina, Collettiva. “Expo Arte”, Jesolo, Collettiva. “Arte Padova”, Padova, Collettiva. “Grandi antiquari a Roma”, Roma, Collettiva. “Fiera di Montichiari”, IX Mostra mercato d’arte contemporanea, Brescia, Collettiva. “Torino Antiquaria », Torino, Collettiva.
2000 – “Tre per nove 2000”, Galleria d’arte L’Airone, Messina, Collettiva. “La Mediterraneità fra sguardo, fuga e possesso”, Ente Fiera, Messina, Collettiva. “Messina Art Pride”, Arte Padova 2000, Padova, Personale. “Scilla e Cariddi”, Galleria d’Arte Il Sagittario, Messina, Collettiva. “Trame e percorsi”, Galleria d’Arte L’Airone, Messina, Personale.
1999 – “Il mare e i suoi colori”, Messina, Galleria d’arte Il Sagittario, Collettiva. Caltavuturo, Palermo, Murales. “Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea Expo’ Vesuvio”, San Gennaro Vesuviano, Collettiva. “Artisti a Taormina”, Chiesa del Carmine, Taormina, Collettiva.
1998 – “Artisti al Museo”, Ente Fiera, Messina, Collettiva. Palazzo del Monte di Pietà, Messina, Personale. “La Sicilia è un arcipelago, I Contemporanei dell’Arte”, Acquario Romano, Roma, Collettiva. Columbus Citizens Foundation Inc., New York, Collettiva. Palazzo dei Normanni, Palermo, Collettiva. Teatro Vittorio Emanuele, Messina, Collettiva. “Artisti a Taormina”, Palalumbi, Taormina, Personale.
1997 – “Palermo Arte Fiera”, Palermo, Personale. “Giornate di fraternità italo-polacca”, Messina, Collettiva. Salone di rappresentanza Provincia Regionale, Messina, Collettiva. “Sulle ali del mito e della leggenda”, Palazzo Zanca, Messina, Collettiva. “Bottega antiquaria», Ente Fiera, Messina, Personale. “Opera a quattro mani”, Saponara, Performance col Maestro G. Minissale. “Sogni di moda”, Salone di rappresentanza, Palazzo Zanca, Messina, Collettiva.
1996 – “Etruriarte 7”, Venturina (Livorno), Personale. Concorso di Pittura “Renato Guttuso”, (premio della critica), Villafranca Tirrena. “Vita e paesaggio di Allume”, Allume, Collettiva. Castellana Sicula, Palermo, Murales. “V Rassegna Nazionale d’Arte Expo Vesuvio ‘96”, San Gennaro Vesuviano (Napoli), Collettiva. Spadafora, Messina, Murales. “Il Natale dell’arte”, Teatro Vittorio Emanuele, Messina, Collettiva.
1995 – “Premio Carlo Siviero”, Roma, Collettiva. Teatro Vittorio Emanuele, Messina, Personale. Galleria Le Arti, Catania, Collettiva. “Arte e Artigianato”, Messina, Collettiva. “Pittori contemporanei”, Floresta, Collettiva. II Concorso Nazionale di Pittura, Scultura e Grafica “Maria Adiberai Sauta”, (1° classificato), Taormina. V Concorso Nazionale di Pittura “Città diVillafranca Tirrena”, (segnalazione speciale). “La memoria e la pietra”, Castello di Spadafora, Collettiva. Sala Esposizioni, Floresta, Personale. II Estemporanea di pittura “Renato Guttuso”, (2° classificato), Villafranca Tirrena. “Palermo Arte Fiera”, Palermo, Personale. Ente Fiera, Messina, Personale. “Il Natale tra arte colta e tradizione popolare”, Teatro Vittorio Emanuele, Messina, Collettiva.
1994 – Galleria Meceden, Milazzo, Collettiva. Galleria La Meridiana, Messina, Collettiva. “Vita e Paesaggio di Allume”, Allume, Collettiva. Galleria Comunale d’Arte Moderna, Nizza di Sicilia, Personale. Concorso “Perla dell’Alcantara”, (2° classificato). “Premio Internazionale Kaliggi”, Gaggi. Galleria “La Meridiana”, Messina, Collettiva. Concorso Internazionale Permanente “Oggifuturo”, (3° classificato), Accademia Internazionale dei Micenei, Reggio Calabria. “Expo Arte ‘93”, Bari, Collettiva. II Rassegna Nazionale di Pittura e Grafica “Renato Guttuso”, (1° classificato), Villafranca Tirrena. Circolo di Cultura, Alì Terme, Personale. “Colori di Sicilia”, Salice, Personale Galleria Paladiana, Milazzo, Personale.
1992 – Insieme nell’Arte, Messina, Collettiva. “In Sicilia il turismo è cultura”, Messina, Collettiva. Concorso Internazionale Permanente “Oggifuturo”, (1° classificato), Accademia Internazionale dei Micenei, Reggio Calabria. Concorso “Pasqua ‘92”, (segnalazione speciale), Galleria Aretusa, Giardini Naxos. Biblioteca Comunale Tino Parisi, Furci Siculo, Personale. “Colori di Sicilia”, Salice-Messina, Collettiva.
1991 – Concorso “La Telaccia”, (premiato), Torino. Gruppo A.R.T., Messina, Collettiva. II Concorso Nazionale di Pittura “Città di Villafranca Tirrena”, (1° classificato). Palazzo Corvaja, Taormina, Personale. Gruppo A.R.T., Letojanni, Collettiva. La Tonnara, Oliveri, Personale. Il Ventaglio, Messina, Collettiva.
1990 – Concorso “Vivi il Natale con la tua città”, (2° classificato), Associazione culturale “Valle degli Angeli”, Messina. “XXXII Premio Primavera”, Club degli artisti, Foggia, (premio Città di Foggia). “Premio Zancle”, (1° classificato), Sezione Natura morta, Messina. “Sicilia Arte”, Giardini Naxos. “Concorso Cristoforo Marzaroli”, Salsomaggiore Terme, (premio Comune di Salsomaggiore). Gruppo A.R.T., Messina, Collettiva.
1989 – “Concorso Natale”, (1° classificato), Accademia Universale Alessandro Magno, Prato.